In questo volume di Arrigo Boito si contraddistinguono le ardite combinazioni, lo scandaglio dei soggetti, l’esigente forma espressiva, lo studio meditato sulla musicalità del linguaggio. È una scrittura scorrevole, un ritmo incalzante coadiuvato da un periodare serrato, basato su una narrativa fitta di simbologie e traboccante di enigmi evocativi. Nei personaggi quanto nelle trame dell’autore padovano si ritrovano gli argomenti macabri e tetri, i contorni fantastici e grotteschi che caratterizzano l’intelaiatura del pensiero scapigliato. Una tensione estrema tra bene e male, angelico e demoniaco, canto e grido, splendido e orrido, uno sforzo creativo che esaspera, ampliandolo, l’insanabile dualismo umano.
L’Autore
Arrigo Boito, nasce a Padova nel 1842. Figlio di Silvestro Boito e fratello minore di Camillo, è autore di alcuni dei massimi capolavori di libretti d’opera, come La Gioconda di Amilcare Ponchielli, o il Simon Beccanegra, l’Otello e il Falstaff di Giuseppe Verdi. È autore di opere quali il Mefistofele (1868). Tra i maggiori esponenti della Scapigliatura milanese, Boito è poeta “maudit” che guarda agli argomenti più macabri e al disperato conflitto tra bene e male. Oltre che musicista, librettista e poeta, Boito è anche abile narratore.