Si è detto molto della raccolta di racconti di Gogol’, che porta il nome del luogo di nascita dell’autore russo, Mirgorod, “città-mondo, ovvero microcosmo di un Gogol’ già famoso, che andava sempre più autonomamente ordinando le coordinate del proprio universo interiore”. E ancora: “è un percorso obbligato da seguire passo dopo passo, racconto dopo racconto”. E infine “Mirgorod non è […] un semplice seguito delle Veglie, ma qualcosa di assolutamente nuovo, con leggi e tematiche differenti. Se Le veglie erano comunque governate dall’idea di una possibile ricomposizione degli opposti, in Mirgorod domina il criterio della separazione, dell’isolamento, e per la prima volta nella poetica gogoliana compare massicciamente il controverso motivo della delimitazione dello spazio vitale del personaggio, inteso come forma di difesa e sopravvivenza e, al tempo stesso, come sintomo di impotenza esistenziale”. Queste parole, poste nel saggio introduttivo di Serena Prina ai Meridiani dedicati a Gogol’, pongono l’accento su un elemento nuovo rispetto al precedente lavoro di Gogol’ (Veglie alla fattoria presso Dikan’ka, 1831-1832), elemento che già nel 1923 veniva in effetti sottolineato da Verdinois nella sua breve prefazione: “Una nuova nota suona qua e là in Mirgorod, una nota come di nausea del presente e di rimpianto del passato”.
Dalla Prefazione di Armando Rotondi
Gogol’, Nikolaj Vasil´evič. Scrittore russo (Soročincy, Poltava, 1809 – Mosca 1852). È stato tra i maggiori narratori del 19° sec.: i suoi racconti di Večera na chutore bliz Dikan´ki (Le veglie alla fattoria presso Dikan´ka, 1831-32) riflettono l’amore per il folklore ucraino, mentre in altri scritti Gogol’ prende la burocrazia a emblema del carattere oppressivo del mondo moderno. Vastissima risonanza ebbe Mërtvye duši (Le anime morte, 1842), in cui Gogol’ descrive le peregrinazioni dell’avventuriero Čičikov per la provincia russa. Benché realistica nel suo fondamento, l’opera di Gogol’ si distingue da quella di altri realisti russi per la ricchezza dell’inventiva e la bizzarria dell’immaginazione; la sua prosa è intensa, ricca di cadenze ritmiche e di effetti acustici, il linguaggio è sempre smagliante e denso di qualità pittoriche.