€ 16.00
Autori: Attilio Mazza e Ruggero Morghen
Collana: Saggi e carteggi dannunziani
Formato: 14×21 cm
Edizione: 2012
Pagine: 192
ISBN: 978 8897 417 29 3
La presenza al Vittoriale di Alide Maroni, sorella maggiore dell’architetto Gian Carlo, sarebbe quasi sfuggita all’approfondimento degli studi senza la passione per la ricerca e l’amore di Ruggero Morghen per tutto ciò che riguarda la sua Riva del Garda. Tale presenza si colloca fra il primo e il secondo lustro della nascita del principato Vittoriale, quando il cantiere della Santa Fabbrica era in piena attività.
Alide giunse a Gardone Riviera nel 1924, probabilmente chiamata dal grande fratello architetto, e vi rimase per un paio d’anni con varie mansioni, considerando la natura di Gabriele d’Annunzio che aveva la misura di non avere misura. Egli, infatti, si appropriava di tutte le persone che entravano nella sua sfera. Va tuttavia subito dissipato un dubbio: Alide per d’Annunzio non fu né femmina né musa.
L’impegno principale della giovane rivana fu probabilmente quello di segretaria del fratello Gian Carlo, in-caricata in particolare del disbrigo della corrispondenza, ed anche della copiatura di testi del poeta, battuti sulla macchina da scrivere. Tuttavia gli appellativi con i quali la soprannominò Gabriele d’Annunzio – quello di Aracne, ricamatrice, in particolare – inducono erroneamente a pensare che sia stata, in certo qual modo, impiegata anche in altri lavori.
La ricerca offre lo spunto per confermare il legame speciale che il poeta ebbe con la città di Riva del Garda, e non solamente attraverso il proprio architetto e la sua famiglia. Scriverà, infatti, in occasione dalla prema-tura morte dell’ing. Ruggero Maroni, fratello di Gian Carlo:
Più volte io approdai a Riva con la mia sottile nave da guerra, col mio guscio armato di Buccari; e sempre mi parve in una maniera ineffabile, sempre mi parve di approdare al vostro amore col mio amore.
D’Annunzio non ignorò l’eroico mondo dell’irredentismo, che ebbe uno dei suoi campioni nel poeta Giacomo Floriani (Riva 1889-1968), legato ai Maroni. A Fiume, inoltre, assegnò il comando della Legione trentina a Giuseppe Piffer (1894-1927), fraterno amico di Gian Carlo.
Lo stesso impegno con cui Gabriele d’Annunzio patrocinò e sostenne la realizzazione del Meandro, il tratto della Gardesana Occidentale che collegò, all’inizio degli anni Trenta, la sponda lombarda del Garda con quella trentina mediante il tratto Gargnano-Riva, fu sicuramente dovuto all’apprezzamento che sempre ebbe per l’Altolago, testimoniato del resto dalla sua presenza a Riva in alcune occasioni, a cominciare forse da quella per la costruzione della Centrale del Ponale, realizzata proprio dal suo architetto: lo documenta l’insolita fotografia del 18 marzo 1928 che immortala il “grande” Maroni che accompagna il ”piccolo” d’Annunzio all’imbocco della galleria per far brillare l’ultima mina del diaframma di roccia e aprire al deflusso le acque dal Lago di Ledro.
Ecco, dunque, le ragioni di questa nuova ricerca che nasce – è opportuno ribadirlo – per merito di Ruggero Morghen, impreziosita dalle lettere inedite di Gabriele d’Annunzio ad Alide Maroni, l’umile Alissa, l’operosa Aracne.
Attilio Mazza, nato il 27 febbraio 1935 a Gavardo e deceduto recentemente a Salò l’8 febbraio 2015. è stato giornalista bresciano, storico della cultura, in particolare di Gardone Riviera, località di cui ha riscoperto la grande stagione mitteleuropea (1885-1915). Fu studioso della vita di Gabriele d’Annunzio e del Vittoriale indagati in alcune decine di saggi, fra cui innovativi quelli sul poeta e il “pianeta mistero”. Ha pubblicato opere sulla storia locale e si è occupato di calendaristica e di tradizioni bresciane.
È stato chiamato per un decennio (1982-1992) a far parte del Consiglio di amministrazione della Fondazione del Vittoriale degli Italiani quale esperto culturale; è stato eletto due volte sindaco di Gardone Riviera nel 1989 e nel 1990. Questo libro, La religione di d’Annunzio, è il suo ultimo lavoro letterartio.