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Autrice: Pietrantonio Palladini
Introduzione e Ringraziamenti di: Pietrantonio Lanzi Palladini
Prefazione di: Stefano Pallotta
Collana: Saggio
Formato: 13×20 cm
Edizione: aprile 2024
Pagine: 152
ISBN: 979-12-5488-110-1
In “Cento metri di catene” troviamo la lotta della classe lavoratrice contro la violenza fascista asservita alla dominazione feudale e agraria; violenza della prima ora che Palladini definisce “confusa, caotica azione squadrista che divampò improvvisa sotto la spinta di facili istinti, ed armò la mano di sparuti gruppi senza arte né parte”. Una lotta che ha avuto, scrive l’autore, “una tale intensità di valori umani ed un così autentico richiamo alla giustizia sociale da ispirare, nella realtà e nelle origini ideali, il romanzo Fontamara di Ignazio Silone il quale pur riproducendo la triste condizione dei contadini, ha inteso denunziare l’inumana ed intollerabile ingiustizia che volevasi imporre con tutti i mezzi”. Una lotta di classe che è scritta con il colore del sangue versato a Trasacco, a Pescina, a Cerchio, ad Aielli e a Celano perfino all’indomani della Repubblica. Epopea di persone umili, di contadini, braccianti, donne, socialisti, anarchici, comunisti, cattolici del partito popolare e di tre marsicani che avrebbero influenzato il pensiero nazionale, Ignazio Silone, Camillo Corradini e Benedetto Croce. Quindi il periodo delle persecuzioni, degli arresti, delle condanne, del confino, dell’Ovra, del Tribunale speciale diretto da un abruzzese Guido Cristini da Guardiagrele, il giudice nero, che non esitò a condannare a morte gli antifascisti rei di aver attentato alla sicurezza dello stato fascista.
Dalla Prefazione di Stefano Pallotta
Pietrantonio Palladini. Nato a Pescina (L’Aquila) il 7 maggio 1898, deceduto nel 1981, avvocato.
Socialista, attivo sin da giovane nelle Leghe contadine, dopo la Prima guerra mondiale, alla quale partecipò da volontario, riprese l’attività politica. Palladini, che aveva ospitato ad Avezzano la vedova Matteotti, dopo l’uccisione del martire socialista respinse le provocazioni dei fascisti locali, ma nel 1927 fu arrestato e radiato dall’Albo degli avvocati. Da allora fu un susseguirsi di arresti e soggiorni al confino sino a quando, dopo l’armistizio, l’avvocato socialista partecipò attivamente alla lotta contro i tedeschi, riuscendo, tra l’altro, a salvare dalla deportazione in Germania una trentina di patrioti. Dopo la Liberazione guidò le lotte per la riforma agraria nel Fucino. Eletto consigliere provinciale, Palladini presiedette il locale comitato contro la guerra nel Vietnam. È stato anche presidente regionale dell’ANPPIA. Sulle lotte dei contadini abruzzesi ha lasciato il libro Cento metri di catene.
Fonte: www.anpi.it