€ 18.00
Autore: Raffaella Di Tizio
Genere: Saggio
Formato: 14×21 cm – brossura
Pagine: 280
Edizione: giugno 2023
ISBN: 979-1254-88-093-7
Fanny Sadowski è stata un’importante attrice del teatro d’Ottocento. Allieva di Gustavo Modena – il primo dei grandi attori italiani, maestro anche di Ernesto Rossi e Tommaso Salvini – seppe costruirsi una carriera teatrale intensa e indipendente, prima sulla scena, poi come impresaria di musica e teatro. Oggi è poco nota, ma tra i contemporanei c’era chi non esitava a porla accanto (o al di sopra) della celebre Adelaide Ristori, e a Leone Fortis, che era stato spettatore di entrambe, non sembrò eccessivo paragonarla per certi tratti a Eleonora Duse, la maggiore attrice dell’età successiva. L’eco del suo teatro non fu però duratura. Questo libro vuole rimetterne a fuoco l’immagine, provando a ricostruirne lo stile personale ed efficace, osservando alcune delle sue prassi recitative e ragionando su quanto della sua arte sia passato per linee sommerse, arrivando alle generazioni successive. Attraverso analisi storiche, documenti e testimonianze di spettatori si osserverà come Fanny Sadowski seppe reinventare, nel suo modo di essere attrice, gli insegnamenti di Gustavo Modena, portando avanti una tradizione destinata a influenzare anche la recitazione innovativa di Eleonora Duse.
Raffaella Di Tizio è assegnista di ricerca dell’Istituto Italiano di Studi Germanici e docente a contratto di Teatro contemporaneo presso la Sapienza Università di Roma. Tra 2018 e 2019 è stata ricercatrice ospite del DAAD all’Institut für Theaterwissenschaft della Freie Universität Berlin. Fa parte delle redazioni di «Teatro e Storia» e del «Lessico Teatrale Europeo», collabora con l’Enciclopedia Treccani e scrive per «L’Indice dei libri del mese». Nei suoi studi si è occupata soprattutto del teatro italiano tra fascismo e dopoguerra, di ricezione del teatro tedesco in Italia e di storia della storiografia teatrale. Tra le sue pubblicazioni: «L’opera dello straccione» di Vito Pandolfi e il mito di Brecht nell’Italia fascista, Ariccia (RM), Aracne, 2018.